Il Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere si trova nel centro storico della città e si affaccia su Piazza Bovio. Dal 21 giugno 2017 ospita al suo interno una sezione del Museo Civico dedicata al Teatro e al Cinema: MUTEG, appunto Museo del Teatro Garibaldi.
LA STORIA
Il 28 ottobre 1864 il Municipio di Santa Maria Capua Vetere bandì un concorso di progettazione per la realizzazione di un teatro pubblico. Furono presentati 17 progetti, 8 dei quali furono presi in considerazione dalla Commissione appositamente nominata, ma nessuno di questi rispondeva pienamente alle indicazioni del bando. Per tale motivo la Commissione non scelse alcuno dei progetti presentati ma si riservò la possibilità di nominare un architetto, tra quelli concorrenti, cui affidare la progettazione secondo le norme previste dal programma. La scelta cadde sull'architetto Luigi Della Corte che "rispondendo con zelo all'invito presentò nel 18 giugno 1865 una pianta topografica modificata e un novello stato estimativo delle spese". I lavori per la costruzione dell'edificio avrebbero dovuto cominciare il 1º gennaio 1867 ma non si riuscì a trovare un imprenditore che, per il prezzo previsto, volesse appaltare l'opera.
Dopo circa vent'anni, il 1º marzo 1887, fu bandito un altro concorso per un progetto dalle caratteristiche simili (3 ordini di palchi invece di 4 e un minor numero di sale) e, tra i progetti presentati, fu scelto quello del prof. Antonio Curri che si ispirò all'Opéra Garnier di Parigi. I lavori, iniziati il 13 agosto 1889, furono aggiudicati alla ditta D'Agostino e Casella di Salerno (che per i lavori in muratura si avvalse della locale impresa di Pasquale Angiello) e furono terminati nell'arco di sette anni. La spesa complessiva, originariamente stimata in lire 200.000, risultò, a lavori ultimati, pari a Lire 450.000, più del doppio di quanto inizialmente previsto. Il 12 aprile del 1896 il Teatro, intitolato a Giuseppe Garibaldi, fu inaugurato con la messa in scena del "La forza del destino" di Giuseppe Verdi diretta dal maestro Vincenzo Grandine.
Per la bellezza architettonica e per la fama che andava ad acquistare nel corso degli anni fu soprannominato il Piccolo San Carlo. Fu l'ultimo teatro lirico ad essere costruito in Campania. "...un lavoro che tanto onora l'arte e il Municipio di Santa Maria" scrisse il pittore Domenico Morelli in una lettera datata 12 settembre 1894, inviata al Sindaco della città.
Durante la Prima Guerra Mondiale il Teatro chiuse per la prima volta a causa del conflitto in corso. Da allora verrà utilizzato solo sporadicamente, determinandone un lento ed inevitabile declino. Nel 1939 l'impresario Mario Del Piano ottenne l'autorizzazione per trasformarlo in sala cinematografica.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, con l'occupazione alleata, il Teatro fu requisito e divenne palcoscenico per le esibizioni di alcuni artisti americani (tra cui Cole Porter e Coleman Hawkins). Nel secondo dopoguerra, nonostante le difficoltà di gestione, vanterà le presenze di Arturo Toscanini, Totò, Nino Taranto, Raffaele Viviani, Carlo Dapporto, dei fratelli Maggio, di Erminio Macario e delle sorelle Nava.
Nel 1980, a seguito del terremoto del'Irpinia, il Teatro venne dichiarato inagibile e per oltre vent'anni è rimasto chiuso al pubblico.
Finalmente nel gennaio 2002 iniziarono, sotto la direzione della Soprintendenza per il Patrimonio storico-artistico di Caserta e Benevento, i lavori di restauro della struttura, finanziati con oltre quattro milioni di Euro.
Terminati i lavori, il 27 maggio del 2004 il Teatro Garibaldi ha riaperto i battenti e nello stesso anno è ripresa la programmazione della stagione teatrale prevalentemente con spettacoli di prosa.
Numerose le rappresentazioni di opere liriche. Tra le tante si ricordano il Camoens di Pietro Musone del 1897, con il tenore Luigi Ceccarini e il soprano Anna Franco, il Mefistofele di Arrigo Boito, la Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti, La Gioconda di Amilcare Ponchielli, oppure le “prime” de Il trovatore nel 1901, del Rigoletto, della Norma, o ancora i Pagliacci del Leoncavallo nel 1904, la Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, l'Andrea Chénier e La bohème con il maestro Guido Serrao e il tenore Amedeo Rossi. Il 4 giugno del 1910 vi esordì il baritono Raffaele Aulicino in una rappresentazione della Traviata di Giuseppe Verdi. Non mancavano anche rappresentazioni di operette che consentirono all'impresario di superare la crisi serpeggiante dal 1902 quando era stato necessario sospendere le rappresentazioni per il loro costo elevato, che costringeva a praticare prezzi dei biglietti al di sopra delle possibilità medie dei cittadini Sammaritani. Fu così che vennero messe in scena "La vedova allegra" e "Geisha" nel 1910, con Gianni e Lina Sartori, Margherita Abbadia-Lindi, i maestri U.Bellini e Gambardella e "I pescatori di perle" nel 1914 con il debutto di Maria Reichenbach.
Ma il Teatro ospitava anche rappresentazioni di prosa, concerti da camera e sinfonici. Nella stagione 1896/97 ospitò la “Drammatica Compagnia” diretta da Antonio Grisanti, Attila Ricci e Virginia Campi; nell'autunno del 1897 Eduardo Scarpetta e la sua compagnia; nel 1898 la compagnia di Achille Torelli; nel 1899 Amalia Ferrara, Lena Botti-Bello e Lina Montis in "Un viaggio in Africa" e "Donna Juanita" di Suppé, Il venditore di uccelli di Zeller e "L’usignolo" di Chapy e, nel 1900, la Compagnia di Ferruccio Garavaglia, Achille Maironi, Gina Favre in "Tristano e Isolda" e "La scuola delle mogli" di Molière.
Nel dicembre del 1914, a seguito di un incendio che distrusse il Cinema Mascolo dove si esibiva, Salvatore De Muto, l'ultimo Pulcinella della scuola dei Petito, fu autorizzato, non senza polemiche ed opposizioni, a tenere spettacoli al Garibaldi, molto apprezzati dal pubblico popolare.
L'ARCHITETTURA
La facciata, chiaramente ispirata all'Opera Garnier di Parigi, presenta, al piano terra, una zoccolatura in petra calcarea che si alza per oltre 1,50 metri sul livello della strada e tre portoni d'ingresso con ai lati due nicchie che ospitano le statue in gesso di Goldoni (a destra) e Alfieri (a sinistra) che simboleggiano la Commedia e la Tragedia. Sopra le porte d'ingresso ci sono quattro medaglioni che raffigurano Bellini, Rossini, Pergolesi e Cimarosa. Al primo piano, invece, cinque balconi non sporgenti con balaustra, chiusi da finestroni e separati da colonne corinzie binate che reggono la trabeazione al di sopra della quale è il frontone con il nome del teatro, ai cui lati svettano due timpani arcuati con bassorilievi in gesso. La sala, a ferro di cavallo, con pavimento in legno leggermente in discesa, è in stile tardo-neoclassico e presenta, sul soffitto, un dipinto di Gaetano Esposito raffigurante "L'Apoteosi della Poesia: Torquato Tasso che esce dal Tempio delle Muse. La platea ospita 150 poltroncine numerate disposte su 11 file mentre i 42 palchi, disposti su tre ordini, hanno una capienza complessiva di 168 posti cui vanno aggiunti i circa 60 posti del cosiddetto “loggione” che occupa tutto il quarto ordine. Interessante anche il “Salone degli Specchi”, destinato ad attività culturali.